martedì 28 luglio 2009

I CARABINIERI INDAGHINO SUI CELLULARI "HONSELL"


Oramai li chiamano " fannulloni ", termine che è entrato con dirompenza nella nostra quotidianità anche se la parola risale all' inizio del xix secolo. Ma più che una definizione vuol cercare di rappresentare un tipo di persona: il dipendente delle Pubbliche Amministrazioni.

Oltre le strumentalizzazioni politiche, la caccia alle streghe, è oramai chiaro che pure la Giustizia ordinaria deve rendere conto alle Leggi del Ministro Brunetta e ad una parte d' Italia che comunque mal sopporta una certa categoria di lavoratori.

Se le pene disciplinari all' interno degl' Enti Pubblici nell' ultimo anno si sono inasprite e continuano a far notizia sui giornali per le assenze immotivate dal servizio, per la trasgressione delle regole aziendali come gl' orari, il badge o quant' altro e le quali possono costare l' accusa di truffa e quindi sconfinare nel Codice Penale, adesso anche la Cassazione si allinea con questa politica.

L' uso smodato del telefono in un ufficio pubblico, in particolar modo per motivi personali, può portare ad una condanna per peculato. E solo per il dipendente pubblico. Con la sentenza numero 21165 del 20 maggio 2009, la Corte Suprema chiarisce che questo concetto non vieta al dipendente l' uso del telefono ma bensì in casi eccezionali e costringenti come ricorda una circolare ministeriale.

La sentenza odierna riguarda un lavoratore di un ospedale di Palermo che aveva effettuato numerose telefonate di carattere privato, anche verso Paesi dell' est europeo, per un totale di oltre duemila euro.

Tali chiamate non riguardavano solamente comunicazioni inerenti al lavoro ma sopratutto per soddisfare la sua sfera di hobby e passatempo, contatti con appassionati di caccia.

Il ricorso dell' imputato è stato respinto e confermata la condanna che venne inflitta nel 2006 dalla Corte di Appello competente.

Inoltre dovrà pagare le spese processuali della Cassazione.

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